La tecnologia HTC, lavorando a più di 200°C e 20 bar di pressione, riesce ad eliminare la concentrazione batterica presente nel refluo, risolvendo così il problema della fermentazione batterica, e delle maleodoranze. Inoltre, queste condizioni operative permettono di accelerare il processo di carbogenesi concentrando, in sole 6 ore, tutto il carbonio organico e i nutrienti contenuti nei fanghi in un biocarbone (BioLignite) di alta qualità. La struttura della componente organica e dei nutrienti all’interno della biolignite permette non solo di stoccare il prodotto senza rischi di degradazione anche a lungo termine, ma anche di utilizzarlo con precisione in processi industriali per la produzione di biomateriali, acciaio, energia, o fertilizzanti.
La degradazione termica prodotta in fase di reazione, unita alla riduzione delle particelle di inerti e sabbie presenti in ingresso, fanno sì che la quantità di biolignite prodotta dall’impianto HTC sia sempre in un range che va dal 45% al 70% in peso rispetto alla materia secca totale in ingresso. Questa differenza di resa dipende dalla tipologia di materiale processato. In breve, materiali con una maggior quantità di lignina, meno inerti, e con una struttura fibrosa, tendono ad avere una maggior resa in massa (considerando di mantenere invariate sia la temperatura che il tempo di residenza del processo). Al contrario, materiali composti da particelle più piccole, con un contenuto di lignina ridotto, danno rese più basse. Si ricordi infatti che, in fase di carbonizzazione idrotermale, il componente che viene degradato è principalmente l’emicellulosa e solo in piccola parte la cellulosa.
Indipendentemente dalla tipologia di materiale in ingresso però, a variare è la resa e non la categoria di prodotto che viene ottenuto. In sostanza il prodotto principale del processo è sempre un solido carbonioso con le caratteristiche tipiche delle lignite indipendentemente dal rifiuto trattato; potranno certamente variare il tenore di ceneri, il potere calorifico ma in ogni caso avremo sempre una biolignite, sostituibile alla corrispondente materia prima fossile in ogni utilizzo industriale o commerciale e, per questo, a tutti gli effetti siamo in presenza di una materia prima equivalente. Vedremo che questa caratteristica che permette l’utilizzo diretto in sostituzione della lignite fossile senza alcuna modifica nei processi industriali a cui quest’ultima è destinata, è la chiave del suo altissimo appeal commerciale. Basti pensare alla possibilità di riduzione della loro impronta ecologica per aziende che hanno, invece, un notevolissimo impatto ambientale come, ad esempio, le acciaierie, la produzione carbon black per l’industria dei pneumatici e altre applicazioni.